Fiere: Tra realtà virtuale e voglia di normalità

La pandemia di Covid-19 ha colpito in maniera estremamente dura il settore fieristico fin da subito. Ancora prima che venissero introdotte le misure restrittive, che perdurano ormai da oltre un anno in Europa, diverse esposizioni erano già state annullate o rimandate.

Nel Global Exhibition Barometer di giugno 2020, prodotto dalla Global Association of the Exhibition Industry (UFI), già nel gennaio precedente solo il 73% delle aziende intervistate nella regione Asia-Pacifico ha avuto livelli di attività comparabili al 2019, mentre nel resto del mondo l’85% delle imprese procedeva ancora sui livelli dell’anno precedente. Nel mese di marzo, quando il virus si è manifestato anche in Europa e America, solo il 15% delle aziende a livello mondiale ha continuato la propria attività, per poi arrivare nei mesi seguenti ad un blocco totale. Tra aprile ed agosto, infatti, oltre la metà delle aziende coinvolte ha dichiarato di non aver svolto alcuna attività.

2020: annus horribilis

Ne consegue che anche in termini di fatturato il 2020 è stato un annus horribilis per un settore, quello fieristico, che prima della pandemia aveva conosciuto anni di crescita. La media dei ricavi nel 2020 si è infatti attestata sul 28% del totale del 2019, con il 46% delle aziende contattate cha ha subito una riduzione del fatturato superiore al 75%. In Italia il comparto fieristico ha vissuto un completo blocco da marzo a settembre 2020, con oltre 180 eventi annullati (di cui molti di respiro internazionale) ed un calo del fatturato stimato intorno al 70%. Dopo una brevissima ripresa autunnale, il settore ha nuovamente chiuso a seguito del DPCM del 24 ottobre. Un prolungato periodo di chiusura che ha ulteriormente aggravato la situazione delle imprese italiane: il comparto fieristico è stato infatti il peggiore in Italia per perdite legate alla pandemia secondo un report di Cerved, con cali di fatturato fino all’80% nel corso dell’intero 2020 e perdite medie del 67%.